Sul primo vagone, sola soletta,
c’è una simpatica vecchietta.
Deve amar molto la pulizia
perchè una scopa le fa compagnia…
dalla sua gerla spunta il piedino
di una bambola o di un burattino.
“Ho tanti nipoti”, borbotta, “ma tanti!
e se volete sapere quanti,
contate tutte le calze di lana
che aspettano il dono della Befana.”
Secondo vagone, che confusione!
Carnevale fa il pazzerellone:
c’è Arlecchino, c’è Colombina,
c’è Pierrot con la sua damina,
e accanto alle maschere d’una volta
galoppano indiani a briglia sciolta,
sceriffi sparano caramelle,
astronauti lanciano stelle
filanti, e sognano a fumetti
come gli eroi dei loro giornaletti.
Sul terzo vagone
viaggia la primavera
col vento marzolino.
Gocce ridono e piangono
sui vetri del finestrino.
Una rondine vola,
profuma una viola…
tutta roba per la campagna.
In città, tra il cemento,
profumano soltanto
i tubi di scappamento.
Il quarto vagone è riservato
a un pasticcere rinomato
che prepara, per la Pasqua,
le uova di cioccolato.
Al posto del pulcino c’è la sorpresa.
campane di zucchero
suoneranno a distesa.
Un carico giocondo
riempie il quinto vagone:
tutti i fiori del monto,
tutti i canti di maggio…
buon viaggio! buon viaggio!
Giugno, la falce in pugno!
Ma sul sesto vagone
io non vedo soltanto
le messi ricche e buone…
vedo anche le pagelle:
un po’ brutte, un po’ belle,
un po’ gulp, un po’ squash!
ah, che brutta invenzione,
amici miei,
quei cinque numeri prima del sei.
Il settimo vagone
è tutto sole e mare:
affrettatevi a montare!
Non ci sono sedili, ma ombrelloni.
Ci si tuffa dai finestrini
meglio che dai trampolini.
C’è tutto l’Adriatico,
c’è tutto il Tirreno:
non ci sono tutti i bambini…
Ecco perchè il vagone non è pieno.
Sull’ottavo vagone
ci sono le città:
saranno regalate
a chi resta in città
tutta l’estate.
Avrà le strade a sua disposizione:
correrà, svolterà, parcheggerà
da padrone.
A destra e a sinistra
sorpasserà se stesso…
ma di sera sarà triste lo stesso.
Osservate sul nono vagone
gli esami di riparazione.
Severi, solenni come becchini…
e se la pigliano con i bambini!
Perchè qualche volta, per cambiare,
non sono i grandi a riparare?
Sul decimo vagone
ci sono tanti banchi,
c’è una lavagna nera
e dei gessetti bianchi.
Dai vetri spalancati
il mondo intero può entrare:
e’ un ottimo maestro
per chi lo sa ascoltare.
Sull’undicesimo vagone
c’è un buon odore di castagne,
paesi grigi, grigie campagne
già rassegnate al primo nebbione,
e buoni libri da leggere a sera
dopo aver spento la televisione.
Ed ecco l’ultimo vagone,
è fatto tutto di panettone,
ha i cuscini di cedro candito
e le porte di torrone.
Appena in stazione sarà mangiato
di buon umore e di buon appetito.
Mangeremo anche la panca
su cui siede a sonnecchiare
Babbo Natale con la barba bianca.
GIANNI RODARI